Panchine

Testimonianza di Beppe Gastaldi

In questa passione-dovere- di ricerca sul ‘900 ricordo il periodo della scuola fascista, quando da “figlio della lupa” sono diventato comandante partigiano
“a quindici anni lavoravo alla Fiat Fonderia -Grandi Motori di via Cuneo a Torino
La direzione Fiat mi comunica che sono stato scelto per andare a lavorare presso una fonderia in Germania.
Riuscii a ribellarmi a questa imposizione arruolandomi nei Vigili del Fuoco che mi rilasciarono l’esonero come arruolato militare.
E’ durante le incursioni aeree degli Alleati, gli incendi, la distruzione della città di Torino, il recupero -dove era possibile- delle salme sotterrate sotto le macerie delle case che hanno fatto maturare in noi ( 12 giovani atleti di lotta greco-romana ” tutti diciottenni senza nessun obbligo di leva) la consapevolezza che la guerra tanto decantata dal fascismo di Mussolini era una tragedia: soprattutto per la classe più debole, operai, anziani, donne e bambini che dovevano soccombere a una guerra voluta da Mussolini con l’appoggio della Monarchia del Re Vittorio Emanuele III.
L’8 settembre la fuga del Re, Badoglio e la famiglia reale si trasferiscono a Pescara dove firmeranno l’armistizio con gli Angloamericani segna il caos generale. L’esercito senza ordini abbandona le caserme, anche i giovani chieresi rimasero travolti dallo sbandamento di quei giorni: alcuni decisero di restare a casa, altri scelsero la via della montagna per unirsi alle prime bande partigiane, composte allora da ex militari del disciolto esercito italiano.
Anche noi atleti del Vigili del Fuoco abbiamo fatto la scelta della montagna in Val Tournanche (Val d’Aosta)
Fu una scelta molto difficile perchè se catturati- come è avvenuto per i miei 10 compagni – fucilati come disertori, renitenti al bando di leva fascista, oppure dopo torture venire deportati nei campi di sterminio tedeschi, per molti senza ritorno.
…e così è stato.

Liberazione di Chieri dal nazifascismo

Il 18 aprile 1945, il piano di “pianurizzazione” decise per il 19 aprile 1945 l’attacco contro il presidio fascista di Chieri, come azione diversiva di alleggerimento, in appoggio allo sciopero generale dichiarato nel capoluogo, il giorno precedente.
Al comando di Vincenzo Modica presero parte circa 200 uomini di diverse formazioni dell’VIII^ zona, squadre della brigata Garibaldi 4^-11^ – 19^, Gruppo mobile operativo del Monferrato, 9^ divisione Giustizia e Libertà.
Il piano prevedeva:
Ore 8 blocco alle strade del Pino e della Rezza
Ore 10 interruzione linee telefoniche e telegrafiche
ore 12 occupazione della città: sabotaggio della linea ferroviaria, assalto al presidio fascista nella casa Littoria
Ci furono due perdite tra i partigiani, 4 tra i fascisti, e alcuni feriti
Alle ore 12,40 vennero fatti prigionieri 13 militi e 7 informatori fascisti
Il Comandante Barbato dichiarò la liberazione di Chieri e pronunciò il primo discorso della libera città di Chieri presso l’albergo Tre Re in piazza Cavour.
alle 14,45 i partigiani si ritirarono lasciando alcune pattuglie.
Il 20 aprile 1945 venne la rappresaglia fascista con due colonne di carri armati da Pino e da Cambiano guidate dal gen.Solaro. I fascisti entrarono in Chieri sparando all’impazzata. Si allontanarono con 25 ostaggi che vennero poi scambiati con i prigionieri del 19 aprile attraverso la mediazione di padre Molas.
Con la liberazione di Chieri, le formazioni partigiane si attestarono sulle colline circostanti Torino in attesa di attuare il piano E27 “Aldo dice 26X1” che significava: marciate immediatamente su Torino, sconfiggendo ogni eventuale resistenza.
Il 26 aprile 1945 oltre sei mila uomini erano attestati e pronti all’azione finale.

Fonte: ANPI Chieri

Staffette partigiane

Fin dai primi giorni della guerra di liberazione italiana, le brigate partigiane assegnarono principalmente alle donne o a ragazzi molto giovani, le mansioni di corriere, informatore, attribuendo loro così il ruolo di staffetta.
Il lavoro delle staffette viene perlopiù svoto a piedi o in bicicletta e solitamente non sono armate e quindi si trovano nell’impossibilità di difendersi. Senza le staffette la guerra partigiana sarebbe sta inattuabile. Accompagnavano brigate e comandi per strade sicure, esploravano e reperivano informazioni sul nemico, trasportavano armi e munizioni, ricongiungevano le formazioni disperse dopo i rastrellamenti e soprattutto macinavano chilometri su chilometri. Se una donna faceva la staffetta difficilmente poteva documentare la sua attività partigiana. Questo ha significato che pochissime sono state riconosciute come partigiane e non sono entrate nel pantheon della Resistenza.
Non erano delle fanatiche le 35mila donne partigiane combattenti
4653 arrestate e torturate
2750 deportate nei lager
623 fucilate o cadute in combattimento
ma cercavano un ‘esistenza più dignitosa in un Paese libero dall’autoritarismo fascista.
In Piemonte le vittime civili di rappresaglie e rastrellamenti furono 38 – le deportate nei lager e non più tornate 183
Soltanto 19 furono le medaglie d’oro e 17 le medaglie d’argento.