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L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI), con oltre 140.000 iscritti, rappresenta una delle più significative organizzazioni ancora attive nel nostro Paese.
Nata il 6 giugno 1944 a Roma per iniziativa del CLN del Centro Italia, durante l’occupazione nazifascista nel Nord del Paese, l’ANPI ottenne nel 1945 la qualifica di Ente morale, conferendole personalità giuridica e riconoscendola ufficialmente come associazione dei partigiani.
Con la liberazione del Nord nel 1945, a Milano fu costituito il Comitato Alta Italia dell’ANPI, includendo membri del Comando Generale del CVL per mantenere la continuità con l’unità della Resistenza. Successivamente, nel giugno 1945, il Comitato provvisorio di Roma e il Comitato Alta Italia si fusero, dando vita all’ANPI Nazionale.
Durante i lavori della Consulta Nazionale nel 1945 e nel referendum istituzionale dell’anno successivo, l’ANPI fu rappresentata, evidenziando il suo prestigio con il maggior numero di consultori assegnati.
Il suo Statuto sottolineava gli obiettivi operativi, tra cui la promozione della libertà, la valorizzazione del contributo dei partigiani, il loro diritto di partecipare alla ricostruzione del Paese e la creazione di centri di lavoro per combattere la disoccupazione.
Particolarmente significativa fu la fondazione dei Convitti-Scuola Rinascita nel 1948, per qualificare professionalmente ex partigiani e orfani.
Durante il primo Congresso del 1947, l’ANPI ribadì il suo impegno nella consolidazione delle istituzioni democratiche e nell’antifascismo come lotta per la giustizia sociale.
Negli anni successivi, l’ANPI affrontò persecuzioni e processi contro i partigiani, ma continuò a difendere i valori della Resistenza attraverso comitati di difesa.
Il riconoscimento ufficiale della Resistenza giunse nel 1958, con la legge 285, confermando il ruolo essenziale svolto durante la Liberazione.
L’ANPI continuò a promuovere la pace e a valorizzare il contributo delle Forze Armate, oltre a prendere posizione su temi nazionali e internazionali.
Negli anni ’70 e ’80, l’ANPI si impegnò contro il terrorismo, la corruzione politica e per la difesa della Costituzione.
Negli anni successivi, l’ANPI continuò la sua battaglia per i diritti umani, la memoria della Resistenza e la piena attuazione della Costituzione, affrontando sfide come “Tangentopoli”, la mafia e tentativi di modificare la Carta Costituzionale.
Attualmente, l’ANPI rimane impegnata nella difesa dei valori costituzionali e nella promozione della memoria della Resistenza come momento cruciale nella storia italiana.